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Los Ulma son proclamados mártires

El papa Francisco aprueba 17 de diciembre de 2022 la proclamación como mártires y la consiguiente beatificación de todos los miembros de la familia polaca de los Ulma, integrada por el matrimonio y sus siete hijos incluido un niño en gestación en el vientre de su madre, a los que la Gestapo de los nazis dio muerte a tiros el 24 de marzo de 1944 por haber escondido a unos judíos para salvar su vida.

Józef y Wiktoria Ulma y sus siete hijos serán beatificados, Dios mediante, el 10 de septiembre de 2023 en su ciudad de Markowa por el cardenal Semeraro, Prefecto del Dicasterio para las Causas de los Santos.

El matrimonio de los Ulma, Józef y Wiktoria, a pesar del riesgo y de las estrecheces económicas, escondieron en su casa a ocho miembros de las familias judías de los Szell y de los Goldman.

La causa de beatificación versa sobre el martirio de la familia Ulma completa en el contexto de la persecución contra los judíos desencadenada en Polonia a continuación de la invasión nazi de 1939. En 1942, tras la decisión de Hitler de la "solución final", es decir el exterminio de todos los judíos, los Ulma acogieron en su casa a la familia judía de Saúl Goldman durante año y medio. El 24 de marzo de 1944 se presentaron allí agentes de la Gestapo que registraron las habitaciones y al descubrir a los judíos escondidos, los mataron. Acto seguido, los agentes, volviero sus armas contra los Ulma y los martirizaron, incluyendo al niño todavía en gestación en el vientre de su madre, Wiktoria.

Otras varias familias del pueblo continuaron ayudando a sus vecinos judíos, diecisiete de los cuales consiguieron así sobrevivir al Holocausto.

El postulador de la Causa, Fray Witold Burda dice que la teoogía de la Iglesia Católica piensa que la gracia del bautismo puede ser conferida por el martirio

, and that the unborn child of Wiktoria Ulma, who went into labour at the time of her death, had equal title to humanity, according to the Church’s 1965 Pastoral Constitution Gaudium et Spes.

 

I Martiri sono:

1. Józef Ulma. Nato il 2 marzo 1900 a Markowa (Polonia), si diplomò alla scuola agricola di Pilzno. Il 7 luglio 1935 sposò Wiktoria Niemczak. A Markowa il Servo di Dio aveva una fattoria, commerciava in ortaggi, si occupava di frutticoltura, insegnando nel villaggio tecniche di coltivazione e di allevamento di api e bachi da seta e produceva anche, in modo artigianale, pellame. Inoltre, dirigeva una cooperativa lattiero-casearia ed era iscritto a una cooperativa sanitaria a Markowa. Era un fervente cristiano. Frequentava abitualmente la parrocchia di Santa Dorotea di Markowa, era il bibliotecario nel Circolo della Gioventù Cattolica e membro attivo dell’Unione della Gioventù Rurale “Wici”. Era benvoluto da tutti in paese ed era in buoni rapporti di amicizia con gli ebrei.

2. Wiktoria Niemczak. Nata il 10 dicembre 1912 a Markowa (Polonia), dopo il matrimonio con Józef Ulma, si dedicò alla casa e ai figli, aiutando il marito nelle sue attività e partecipando insieme a lui alla vita della comunità cristiana di Markowa. Si dedicava anche al teatro, prendendo parte alle recite del gruppo teatrale amatoriale dell’Unione della Gioventù Rurale “Wici”. Apparteneva, assieme al marito, alla Confraternita del Rosario Vivente, partecipando attivamente alle iniziative di preghiera e di apostolato.

3. I 6 figli sono: Stanislawa, nata il 18 luglio 1936; Barbara, nata il 6 ottobre 1937; Wladyslaw, nato il 5 dicembre 1938; Franciszek, nato il 3 aprile 1940; Antoni, nato il 6 giugno 1941; Maria, nata il 16 settembre 1942. A questi 6 bambini si deve aggiungere un settimo figlio, che era ancora nel grembo della madre il giorno in cui questa venne assassinata e che sarebbe dovuto nascere di lì a poco.

Il martirio materiale è sufficientemente provato. Riguardo al martirio materiale, la famiglia Ulma venne uccisa dai poliziotti nazisti il 24 marzo 1944, subito dopo gli ebrei che ospitarono.

Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, guidava la spedizione il comandante Eilert Diecken e tra gli esecutori vi era il gendarme Joseph Kokott. Essi furono mossi da odio antisemita e da un’avversione anticristiana persino prevalente, non solo teorica o remota. Benché non fosse richiesto dai regolamenti della gendarmeria, Diecken aveva abiurato dalla fede cristiana – evangelica – proprio entrando nella polizia nazista. Anche Kokott, pur non appartenendo alle SS, esibiva sul berretto la “testa di morto” che distingueva pure i membri dei gruppi himmleriani di matrice satanista e esoterica, gli stessi a cui apparteneva probabilmente Diecken. Il comandante volle selezionare personalmente il gruppo di fuoco per la spedizione contro gli Ulma, assicurandosi che vi fossero i gendarmi più feroci, tra cui Kokott. Essi erano in servizio nel villaggio: conoscevano la militanza cattolica degli Ulma e la motivazione evangelica della loro ospitalità, estranea all’interesse economico. Gli infanticidi erano nefandezze totalmente discontinue rispetto a qualsiasi “giustificazione penale”. Tre o quattro bambini degli Ulma furono uccisi proprio da Kokott, che poi reagì alla richiesta di sepolture separate per ebrei e cristiani minacciando di morte il seppellitore e sparandogli vari colpi. Il massacro fu “festeggiato” con sghignazzi e bevute di vodka, come in un macabro rituale.

Per quanto riguarda il martirio formale ex parte victimarum, gli Ulma frequentavano la parrocchia. La scelta di aiutare gli ebrei venne ponderata alla luce del comandamento dell’amore e dell’esempio del buon samaritano, come risulta dalle sottolineature vergate sulla loro Bibbia. I bambini erano battezzati e coinvolti nella fede operosa dei genitori. Per il nascituro vi fu il battesimo di sangue.

La fama di martirio è rimasta costante nel tempo malgrado le complesse vicende storiche della Polonia ed è giunta sino a oggi, unita ad una certa fama signorum.

Fuentes:

http://www.causesanti.va/it/santi-e-beati/jozef-e-wiktoria-ulma-e-sette-figli.html

 

 

http://www.causesanti.va/it/santi-e-beati/jozef-e-wiktoria-ulma-e-sette-figli.html

Coniugi Laici con sette figli uccisi in odio alla fede il 24 marzo 1944, che pur consapevoli del rischio e nonostante le ristrettezze economiche, nascosero in casa una famiglia di religione ebraica per un anno e mezzo. Scoperti, furono tutti trucidati, compreso il bimbo ancora nel grembo di Wiktoria

 

La Causa tratta del martirio dell’intera famiglia Ulma avvenuto nel contesto della persecuzione contro gli ebrei scatenatasi in Polonia nel 1939 a seguito dell’invasione nazista. Nel 1942, dopo la decisione hitleriana di attuare l’infame “soluzione finale”, gli Ulma accolsero in casa la famiglia ebrea di Saul Goldmann. Pur consapevoli del rischio e nonostante le ristrettezze economiche, i coniugi nascosero 8 persone ebree per un anno e mezzo. Il 24 marzo 1944 si presentarono dei gendarmi che perquisirono l’abitazione. Scoperte e assassinate le persone ebree, i poliziotti trucidarono l’intera famiglia Ulma, compreso il bimbo ancora nel grembo di Wiktoria.

 

I Martiri sono:

1. Józef Ulma. Nato il 2 marzo 1900 a Markowa (Polonia), si diplomò alla scuola agricola di Pilzno. Il 7 luglio 1935 sposò Wiktoria Niemczak. A Markowa il Servo di Dio aveva una fattoria, commerciava in ortaggi, si occupava di frutticoltura, insegnando nel villaggio tecniche di coltivazione e di allevamento di api e bachi da seta e produceva anche, in modo artigianale, pellame. Inoltre, dirigeva una cooperativa lattiero-casearia ed era iscritto a una cooperativa sanitaria a Markowa. Era un fervente cristiano. Frequentava abitualmente la parrocchia di Santa Dorotea di Markowa, era il bibliotecario nel Circolo della Gioventù Cattolica e membro attivo dell’Unione della Gioventù Rurale “Wici”. Era benvoluto da tutti in paese ed era in buoni rapporti di amicizia con gli ebrei.

2. Wiktoria Niemczak. Nata il 10 dicembre 1912 a Markowa (Polonia), dopo il matrimonio con Józef Ulma, si dedicò alla casa e ai figli, aiutando il marito nelle sue attività e partecipando insieme a lui alla vita della comunità cristiana di Markowa. Si dedicava anche al teatro, prendendo parte alle recite del gruppo teatrale amatoriale dell’Unione della Gioventù Rurale “Wici”. Apparteneva, assieme al marito, alla Confraternita del Rosario Vivente, partecipando attivamente alle iniziative di preghiera e di apostolato.

3. I 6 figli sono: Stanislawa, nata il 18 luglio 1936; Barbara, nata il 6 ottobre 1937; Wladyslaw, nato il 5 dicembre 1938; Franciszek, nato il 3 aprile 1940; Antoni, nato il 6 giugno 1941; Maria, nata il 16 settembre 1942. A questi 6 bambini si deve aggiungere un settimo figlio, che era ancora nel grembo della madre il giorno in cui questa venne assassinata e che sarebbe dovuto nascere di lì a poco.

Il martirio materiale è sufficientemente provato. Riguardo al martirio materiale, la famiglia Ulma venne uccisa dai poliziotti nazisti il 24 marzo 1944, subito dopo gli ebrei che ospitarono.

Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, guidava la spedizione il comandante Eilert Diecken e tra gli esecutori vi era il gendarme Joseph Kokott. Essi furono mossi da odio antisemita e da un’avversione anticristiana persino prevalente, non solo teorica o remota. Benché non fosse richiesto dai regolamenti della gendarmeria, Diecken aveva abiurato dalla fede cristiana – evangelica – proprio entrando nella polizia nazista. Anche Kokott, pur non appartenendo alle SS, esibiva sul berretto la “testa di morto” che distingueva pure i membri dei gruppi himmleriani di matrice satanista e esoterica, gli stessi a cui apparteneva probabilmente Diecken. Il comandante volle selezionare personalmente il gruppo di fuoco per la spedizione contro gli Ulma, assicurandosi che vi fossero i gendarmi più feroci, tra cui Kokott. Essi erano in servizio nel villaggio: conoscevano la militanza cattolica degli Ulma e la motivazione evangelica della loro ospitalità, estranea all’interesse economico. Gli infanticidi erano nefandezze totalmente discontinue rispetto a qualsiasi “giustificazione penale”. Tre o quattro bambini degli Ulma furono uccisi proprio da Kokott, che poi reagì alla richiesta di sepolture separate per ebrei e cristiani minacciando di morte il seppellitore e sparandogli vari colpi. Il massacro fu “festeggiato” con sghignazzi e bevute di vodka, come in un macabro rituale.

Per quanto riguarda il martirio formale ex parte victimarum, gli Ulma frequentavano la parrocchia. La scelta di aiutare gli ebrei venne ponderata alla luce del comandamento dell’amore e dell’esempio del buon samaritano, come risulta dalle sottolineature vergate sulla loro Bibbia. I bambini erano battezzati e coinvolti nella fede operosa dei genitori. Per il nascituro vi fu il battesimo di sangue.

La fama di martirio è rimasta costante nel tempo malgrado le complesse vicende storiche della Polonia ed è giunta sino a oggi, unita ad una certa fama signorum.

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The Institute of National Remembrance, in Warsaw, said that a Gestapo team had raided the isolated farmhouse after a police tip-off, shooting the Jews who were hiding, and then turning their guns on the Ulmas and throwing their bodies in a ditch near by. Several village families had continued to help their Jewish neighbours, even after the brutal killings, enabling 17 to survive the Holocaust.

The postulator of their cause, Fr Witold Burda, said that Roman Catholic theology taught that the grace of baptism could be conferred by martyrdom, and that the unborn child of Wiktoria Ulma, who went into labour at the time of her death, had equal title to humanity, according to the Church’s 1965 Pastoral Constitution Gaudium et Spes.

Six million Jews were killed by the Nazis between 1939 and 1945 — half of them in German-occupied Poland, the only country in which helping Jews carried a mandatory death penalty.

The Ulma family, who were later reburied in Markowa’s Roman Catholic cemetery, were awarded posthumous “Righteous Among Nations” medals, in 1995, by the Yad Vashem Institute of Jerusalem.

A museum in memory of more than 6600 Poles similarly honoured, at least 1000 of whom were executed, was opened at Markowa in 2016 by President Andrzej Duda. It includes the Ulma family Bible and amateur photos, some bloodstained, taken by Jozef Ulma.

 

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POPE FRANCIS has approved the first ever beatification of an entire family, including an unborn child, eight decades after they were shot by the Gestapo for sheltering Jews in their Polish home

https://www.churchtimes.co.uk/articles/2023/10-march/news/world/pope-agrees-to-beatification-of-whole-family?utm_campaign=Church%20Times%20RSS%20Daily%20bulletin%202.0%20%28ads%20in%20header%20and%20footer%29&utm_source=emailCampaign&utm_content=&utm_medium=email

Józef and Wiktoria Ulma and their seven children will be beatifiefd in their home town, Markowa, by the Prefect of the Dicastery for Saints’ Causes, Cardinal Marcello Semeraro, on 10 September.

“It will be an event without precedent — and I’m glad there has been so much media interest,” the Archbishop of Przemysl, Mgr Adam Szal, said: “This family can set an example and inspire our attitudes towards people needing help, towards everyday duties and towards our own children. They took in Jews, whereas we’ve taken in refugees — everything moves in the same direction.”

He told the Polish Catholic Information Agency that the beatification would affect “many Christian lives”, and that work would be done in the mean time to make the family, known as the “Good Samaritans of Markowa”, better known, as well as to highlight the “heroic attitude” of other church members who risked death by sheltering Jews during the Nazi occupation.

Jozef and Wiktoria Ulma, who ran a fruit orchard, were shot, together with their children, aged eight and below, on 24 March 1944, for allowing eight members of the Jewish Szall and Goldman families to hide in their home after escaping a German round-up.

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17 dicembre 2022, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi. Durante l’Udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato il medesimo Dicastero a promulgare i Decreti riguardanti:

il miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giacinto Vera, Vescovo di Montevideo; nato al largo dell’Oceano Atlantico il 3 luglio 1813 e morto a Pan de Azúcar (Uruguay) il 6 maggio 1881;

il martirio dei Servi di Dio Giuseppe e Vittoria Ulma, con i loro sette figli; uccisi in odio alla fede il 24 marzo 1944 a Markowa (Polonia);

l’offerta della vita del Servo di Dio Francesco de Castro Holzwarth, Fedele laico; nato il 18 maggio 1942 a Barra do Piraí (Brasile) e morto il 14 febbraio 1981 a Jacareí (Brasile);